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Le Olimpiadi

Che meraviglia lo sport, gli europei di calcio, le Olimpiadi, il fair play, l’impegno puro degli atleti, le loro capacità di concentrazione, l’esempio di integrità che danno alle nuove generazioni. Ma c’è una nota stonata che rovina irrimediabilmente tutto questo: il pianeta è tristemente diviso in tanti piccoli stupidi staterelli che fanno la gara fra loro a chi è più bravo, più forte, più ricco. Tutto questo nazionalismo sfrenato e teso a controllare i cittadini tramite un orgoglio inutile rovina anche l’animo puro degli atleti. Tutti questi inni nazionali, il nostro poi: “siam pronti alla morte, siam pronti alla morte l’Italia chiamò”. Ma quale siam pronti alla morte, vogliamo tirare in ballo anche la guerra adesso? Non si può neanche sentire. E poi vedere questi giovani atleti, magari arrivati da lontano in un Paese dove lo ius soli è considerato una follia, cantarlo con amore mi stringe il cuore, mi rattrista, mi toglie ogni speranza. A parte che non capisco perché il nostro inno debba tirare in ballo la guerra quando potrebbe parlare di arte, filosofia e tante altre meraviglie, sogno un mondo in cui alla premiazione di ogni atleta venga suonato un inno universale che elevasse gli animi di tutti infondendo unione e non divisione e finché non lo vedrò, cioè mai, non potrò amare lo sport come vorrei.