Cesar Carrion Artista in Costante Evoluzione
Era fine Gennaio 2004, avevo fatto un Natale lungo in Italia a casa con i miei, mi ero fermato un po’ troppo, ma poi finalmente ero partito per imbarcarmi ad Ancona sul traghetto per Patrasso. Un viaggio che già conoscevo bene e che facevo più volte l’anno come molti degli italiani ed europei che vivono in Grecia. Brutto tempo quella sera, ventaccio da nordest sull’Adriatico e in più la partita di calcio, non so bene di quale campionato, comunque un evento internazionale molto importante. Il mio passato in mare mi impedisce di dormire in tali condizioni, lo so che gli addetti ai lavori conoscono il loro mestiere:|con quel vento attraversano subito l’Adriatico per andarsi a ridossare sotto le coste della Dalmazia e poi scendono fino a Corfù in mare calmo con il vento che viene da terra. Buonissima strategia di navigazione, ma la partita di calcio, dove la mettiamo?Insomma quella sera non mi fidavo e passai la notte in coperta a controllare l’ufficiale di guardia. Lui nella bella cabina di pilotaggio al calduccio e io fuori, con la mia giacca impermeabile, guanti e cappello, sotto la pioggia e il vento forte di fine Gennaio. Lo osservavo, sembravo un maniaco. Non volevo che mollasse tutto per andare a vedere la partita. |Era successo proprio qualche mese prima, un traghetto si era schiantato su uno scoglio per colpa dei mondiali di calcio. Comunque quell’ufficiale non si era mosso, aveva fatto bene il suo mestiere, e verso mattina quando già navigavamo in acque calme a ridosso dell’Albania, capii che ero stressato, stavo attraversando un periodaccio, finalmente andai a dormire. Al mio risveglio guardai fuori, l’ho già detto, conosco quel percorso a memoria, si è già capito, ho una grande considerazione della mia esperienza di navigatore, già lo so, sono un po’ ridicolo, ma in mare non mi fido di nessuno, guardai fuori e capii subito dove eravamo. |Stavamo entrando nel canale tra Levkas e Itaka, ormai in Grecia, mancava solo l’ultimo tratto tra le belle isole ioniche e poi la baia di Patrasso. Passeggiai per i saloni della nave, il self-service, il bar fumoso, il casinò. La gente si svegliava dopo la notte di mare mosso, molti camionisti abituati al viaggio, qualche rappresentante, pochi turisti greci che rientravano da una lunga vacanza, tutti parlavano ad alta voce e fumavano come dei turchi. Passai da un corridoio dove c’era attaccata al murouna carta dell’Adriatico e dello Ionio, una coppia di giovani la stava guardando attentamente. | Carini neanche ventenni, lei piccola piccola e dalla pelle molto scura, ma con i capelli lisci, chiaramente di origine indiana, lui invece europeo, un giovane spagnolo alto e dinoccolato con un bel sorriso intelligente. Passando mi accorsi che la ragazza indicava la carta nautica, aveva il dito proprio su Itaca e disse al suo amico: – Siamo qui! -Mi fermai e dissi: – Brava è giusto, siamo davanti a Itaca, l’isola di Ulisse. – Lei sorrise, ma di Ulisse non aveva mai sentito parlare, lui invece fece un’esclamazione di giubilo e si presentò: – Piacere io sono Cesar e lei è Charù – mi fece in tono molto simpatico e con quel bel sorriso.| Sembravano molto stanchi, un po’ sporchi, dovevano aver dormito per terra da qualche parte sulla nave, mi presentai anch’io: – Piacere, io sono Mario o Ciccio come volete. Posso offrirvi un caffè o una pasta? – Ancora il sorriso intelligente di Cesar rispose senza parole, ci sedemmo ad un tavolino e finimmo per ordinare una colazione abbondante per tre.- Dove andate? Siete in vacanza? – Chiesi curioso perché in quella stagione non è normale incontrare turisti, forse erano anche loro residenti in Grecia? Ricordo che era l’inizio del 2004, eravamo tutti in guerra per il petrolio, non l’America o l’Inghilterra,| tutti, noi abbiamo solo un ruolo diverso, quello dei buoni, ma è inutile dar sempre la colpa agli altri, siamo coinvolti come loro. Comunque la risposta di Cesar mi lasciò di stucco: – Andiamo a fare una camminata, da Patrasso ad Atene a piedi come gli antichi. – La ragazza sorrise tutta contenta: – Basta con questo petrolio. A piedi! – Restai a bocca aperta, quei due giovani diciottenni davano una lezione al mondo e non facevano neanche pubblicità all’impresa. – E per dormire, andrete in albergo? – Chiesi curioso, ma Cesar rispose subito: – No, abbiamo la tenda e i sacchi a pelo, dormiremo in spiaggia. – | Guardai fuori, si vedeva già la costa vicino a Patrasso, tutto era coperto di neve, poi guardai la giovane coppia e pensai che dovevano essere ben attrezzati con i sacchi a pelo da montagna e cose del genere perché faceva tanto freddo per dormire in spiaggia. Pagai la colazione e diedi il mio numero di telefono a Cesar: – Se avete bisogno di qualcosa chiamatemi e quando arriverete ad Atene, se vorrete, potrete venire a farvi una doccia a casa mia. Bravi mi piace molto l’idea della camminata da Patrasso ad Atene. E’ stato un grande piacere conoscervi, ciao. – Mi alzai per andare a preparare le mie cose | e raggiungere il garage della nave dove si trovava la mia macchina. I due mi ringraziarono per la colazione e poi mi abbracciarono come se fossimo già veri amici, ed era proprio così, quei due giovani che potevano essere i miei figli e che non avevo mai visto prima, erano molto più vicini a me di tanta gente della mia età che conoscevo da anni. Lungo la strada per raggiungere Atene pensai più volte a loro, tutto era ghiacciato o coperto di neve: – Dormire in spiaggia con questo gelo, mah! – Quei due dovevano essere ben equipaggiati con delle moderne attrezzature da montagna, poi mi distrassi pensando a tutto quello che avevo da fare ad Atene.| Arrivai a casa e ripresi la mia vita metropolitana, solo di nome perché di fatto vivevo come se fossi stato in un paesino, limoni e aranci nel piccolo giardino, le mie piante medicinali in terrazza, dall’aloe vera ai peperoncini piccanti e il resto veniva da dentro, avrei potuto essere ovunque. Ovunque ci fosse una connessione con la rete, perché dovevo pur sempre lavorare. Passarono quaranta giorni, poi una sera chiamarono Cesar e Charù, erano arrivati, mi aspettavano seduti vicino all’Acropoli.
Corsi a prenderli, li portai a casa, avevano camminato per quaranta giorni, dormito in spiaggia abbracciati nello| stesso sacco a pelo con il ghiaccio nei capelli, lo vidi era un sacco a pelo estivo, una presa in giro, niente attrezzatura costosa. Avevano conosciuto la Grecia che pochi turisti conoscono. La gente del luogo, vedendoli passare a piedi, li aveva invitati a casa, offerto loro da mangiare e regalato dolci e frutta. Ora non racconterò tutta la loro storia perché sarebbe troppo lunga, comunque Charù aveva 20 anni, era nata a Calcutta e poi trapiantata in Europa attraverso dolori e vicissitudini. Cesar invece, più giovane di un anno, era nato a Madrid e studiava pittura all’accademia delle belle arti.| Si fermarono a casa mia per un paio di mesi. Mi aiutarono a fare la manutenzione di una bella barca che avevo in gestione, impararono molto del mestiere del marinaio. Mi colpì quella sete di apprendere che entrambi avevano, e certo, imparavano perché lo volevano. Un giorno andammo a vedere un concerto di chitarra spagnola in un conservatorio nel centro di Atene.Vivere con Cesar e Charù mi ispirò così tanto che finii per iscrivermi a quello stesso conservatorio che frequentai poi per cinque anni a tempo pieno, nuovamente partecipe della capitale in cui vivevo. – |Ho raccontato questa storia per presentarvi Cesar che è divenuto un grande artista in costante evoluzione. Il suo nome d’arte è Ze Carrion, cercatelo sul web.